3. Il Monaco è...

I motivi che lo spingono a bussare al monastero possono essere tanti, ma la vocazione trova la sua verità in questo: Cristo che ha incontrato — come un giorno i due discepoli del Battista che gli chiedevano dove abitasse — lo invita a venire e vedere (cf. Gv 1, 35-39). Questa chiamata, questa vocazione, dovrà essere provata e purificata perché alle nostre migliori aspirazioni si uniscono inevitabilmente anche delle illusioni. San Benedetto, con la sua tipica saggezza, fondata su una fede che sa leggere in profondità l'esperienza, indica un triplice criterio secondo cui vagliare l'autenticità (o meno) della attrattiva che si può provare per la vita monastica. Chi vuol entrare in monastero cerca veramente Dio o vuole semplicemente procurarsi un tranquillo rifugio al riparo dalle tempeste del mondo? Ha zelo per la liturgia, cioè è attratto dalla preghiera e dalla lode, vi è fedele? Il monaco guarda Gesù attraverso Maria, si avvicina a Lui con Maria, poiché in Maria il monaco trova, insieme la madre, il modello e ne ripercorre la via.
Guerrico d’Igny qualifica sia Maria che il monaco con l’espressione: "Anima gravida Verbi", persona che ha concepito il Verbo nel proprio cuore. Il cammino del monaco non è facile, perchè andare incontro a Dio è scoprire la propria povertà.

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Ma, come dice San Benedetto e come confermano innumerevoli monaci fino ai nostri giorni, “col progresso della vita spirituale e della fede, dilatato il cuore, con indicibile soavità d'amore”, si gusta un inizio di questa comunione con Dio, che sola può appagare il cuore dell'uomo. A Lode di Dio e onore di sua Madre.