6. Continuità e rinnovamento

Durante la prima metà del XX secolo, per opera di grandi monaci, quali Dom Vital Lehodey, Dom Jean-Baptiste Chautard e Thomas Merton, vi fu una evoluzione della mentalità monastica, che permise di passare a poco a poco da una spiritualità ancora troppo marcata dalle forme esteriori della penitenza e più in generale del comportamento, a una concezione più contemplativa della vita spirituale. Fino al Concilio Vaticano II, almeno in linea di principio, vi era perfetta unità di regolamenti (orari, ecc. ) e di stile in tutti i monasteri del mondo. Con il Capitolo Generale Speciale del 1969 si prese ormai atto della necessità di un sano pluralismo che permettesse al carisma cistercense di esprimersi, a livello della comunità locale, in maniera adatta alle diverse culture. Ricordiamo inoltre due tra i principali cambiamenti che nella stagione postconciliare l'Ordine ha deliberato. Nel 1965 si instaurò quella che fu chiamata l'unificazione delle nostre comunità. Veniva cioè soppressa la categoria dei religiosi detti "Conversi" (prevalentemente occupati nel lavoro rispetto ai "coristi"), perchè tutti i membri della comunità cistercense fossero indistintamente monaci, con sostanziale identità di diritti e doveri. Altro cambiamento notevole si ebbe proprio nella celebrazione liturgica: essa è ormai accessibile a tutti e tutti hanno la possibilità di approfondirla e gustarla di giorno in giorno sempre più.

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